L’obesità è una patologia cronica, multifattoriale, correlata a diverse patologie (più o meno gravi) di origine cardiovascolare, metabolica, respiratoria ed osteoarticolare la cui incidenza, negli ultimi anni, è cresciuta a dismisura.
L’aumento dell’industrializzazione e l’avvento del mondo moderno hanno portato a stili di vita sregolati, stress, orari e ritmi frenetici, diminuzione del tempo libero (e, di conseguenza, dell’attività fisica), utilizzo di alimenti pronti ed industrializzati (sia come pasti che come spuntini, ad esempio merendine o snack confezionati): tutti fattori che hanno portato all’incidenza di questa patologia.
Quello che non tutti sanno, però, è che obesità e patologie ad essa correlata vanno di pari passo con i cambiamenti del microbioma intestinale, il cui ruolo è sempre più fondamentale nello studio e nella ricerca scientifica: pensate che negli Stati Uniti si sta realizzando l’ Human Microbiome Project: uno studio che ha la finalità di identificare i microrganismi ed il loro rapporto con lo stato di salute e di malattia dell’uomo.
Grazie a recenti studi, sappiamo che il microbioma può incidere sull’equilibrio nutrizionale e metabolico dell’organismo, dato che modula la capacità di estrarre energia dagli alimenti ed interagisce con il metabolismo glico-lipidico.
La ricerca scientifica ha evidenziato una serie di cambiamenti nella flora intestinale delle persone obese, dimostrando un incremento di Firmicutes ed una riduzione di Bacteroidetes.
Il microbioma intestinale partecipa alla regolazione delle energie assunte con l’alimentazione, tramite il processo di fermentazione delle fibre alimentari: i metaboliti che vengono rilasciati possono aumentare l’assorbimento di glucosio, stimolare la lipogenesi ed alterare la permeabilità della barriera mucosa intestinale, contribuendo a stati di infiammazione cronica sistemica e stati di insulinoresistenza, correlati all’obesità.
Uno stato infiammatorio cronico dell’intestino può essere causa di numerose patologie (più o meno severe), non solo a carico del tratto gastrointestinale ma di tutto il nostro organismo.
Per poter prevenire i danni da disbiosi intestinale è importante effettuare un esame come il test del microbioma: una metodica non invasiva, basata sulla coprocoltura, che analizza la composizione della flora batterica intestinale permettendo, così, di poter agire tramite una corretta integrazione di probiotici e prebiotici atti a ripristinare la corretta eubiosi intestinale.
Oltre alla supplementazione, è necessario agire anche a livello dietetico (per ripristinare il corretto peso forma) e a livello dello stile di vita (dove una riduzione dello stress, abbinata a della sana attività fisica, può portare ad un miglioramento della condizione).
A livello alimentare è opportuno limitare il consumo di zuccheri e cereali raffinati, limitare sostanze irritanti come spezie, alcolici, fritti e soffritti, ridurre il consumo di grassi saturi e proteine di origine animale da sostituire grassi buoni e proteine di origine vegetale (ad esempio provenienti da alimenti come legumi o quinoa).
Gli studi hanno dimostrato, inoltre, che variazioni nei livelli di alcuni batteri, riduzione della ricchezza del microbiota e cambiamenti ormonali possono portare a complicanze dell’obesità: un motivo in più per effettuare dei controlli preventivi periodici.